Intervista a Tony Cairoli
1. Hai fatto la storia del motocross: cosa significa per te essere un punto di riferimento per tanti giovani?
Essere considerato un punto di riferimento per i giovani è una consapevolezza molto stimolante. Sono orgoglioso di tutto quello che ho fatto e ottenuto nella mia carriera, e ancora di più del fatto che possa essere d’esempio per tanti ragazzi che sognano di arrivare in alto.
2. C’è una gara o un momento della tua carriera che porterai per sempre nel cuore?
La gara che porterò per sempre nel cuore è quella in cui ho conquistato la mia prima vittoria in un GP.
3. Se potessi parlare al Tony di 18 anni, cosa gli diresti oggi?
Gli direi di rifare esattamente tutto quello che ha fatto, senza cambiare approccio, perché è stato proprio quello a portarlo dove è arrivato. Gli direi di continuare su quella strada, perché alla fine si è rivelata quella giusta.
4. Quando hai capito che saresti potuto diventare un campione del mondo?
L’ho capito quando sono arrivato a Roma e sono entrato a far parte del Team De Carli. In quel momento ho davvero percepito quello che avrei potuto ottenere con una squadra così forte al mio fianco: con la loro esperienza, i mezzi che mi mettevano a disposizione, il mio talento e la mia voglia di vincere. È bastato poco per fare quel “click” che mi ha portato presto ai primi risultati — l’inizio di tutti i successi che poi abbiamo ottenuto insieme.
5. C’è stato un rivale che ti ha spinto a superare i tuoi limiti?
No, ma non perché non abbia avuto rivali forti. È che, per mia natura, vado raramente oltre i limiti: ho sempre gestito bene le rivalità in pista, senza mai mettere a rischio il mio fisico o la mia testa.
6. Come si mantiene la fame di vincere anche dopo tanti traguardi?
Con la grande passione che ho per questo sport e con la voglia di vincere che, per un atleta come me, non passa mai — e ancora oggi non è passata.
7. Qual è il tuo rapporto con il rischio e la paura in pista?
Fuori dalla pista, quando penso ai rischi di questo sport, un po’ di paura c’è e c’è sempre stata. Ma la mia forza è sempre stata che, una volta indossato il casco, l’adrenalina prende il sopravvento su ogni paura.
8. Cosa rappresenta per te il team e quanto è importante fidarsi delle persone intorno?
Per me il team non è solo un gruppo di persone che lavorano per lo stesso obiettivo: è una famiglia. È fondamentale dare fiducia e affidarsi a chi hai attorno, soprattutto in una carriera lunga e impegnativa come la mia.
9. In cosa ti rispecchi nei valori Airoh?
Italianità, qualità e dedizione.
10. Se dovessi descrivere la tua eredità sportiva in una frase, quale sarebbe?
Se dovessi dire cosa lascio a questo sport, direi il mio nome — che per me rappresenta perseveranza, sacrificio e, infine, gloria.


















